Gioco col filo

Gioco col filo

giovedì 19 luglio 2018

Made in carcere, una seconda opportunità per le donne detenute e per i tessuti. Ago e filo per ricominciare



Care lettrici e cari lettori,
oggi voglio parlarvi di una bella iniziativa sociale che vede coinvolti anche i nostri amici ago e filo.

Nel 2007, grazie all’intraprendenza di Luciana Delle Donne, già fondatrice di Officina Creativa - una cooperativa sociale non a scopo di lucro -  nasce il marchio Made in Carcere, allo scopo di offrire un percorso formativo a donne detenute e favorire il loro definitivo reinserimento nella società lavorativa e civile.

Le detenute producono manufatti quali borse e accessori.
Un’idea lodevole che si propone di lanciare un messaggio di speranza e solidarietà, ma anche di libertà e rispetto per l'ambiente. I manufatti, infatti, sono confezionati usando materiali e tessuti esclusivamente di scarto, provenienti da aziende italiane particolarmente sensibili alle tematiche sociali e ambientali.
Una seconda opportunità dunque non solo per donne ai margini della società, ma anche per i tessuti che, così, vivono una seconda vita.  

Il progetto - che lo scorso anno ha compiuto dieci anni - nasce a Lecce, città di origine dell’imprenditrice che lo ha ideato, ma si sta pian piano espandendo su diversi territori. Attualmente circa una ventina di donne lavoratrici tra Lecce e Trani operano in quattro laboratori insieme a donne detenute di tipo comune, di massima sicurezza e in semi libertà. Vengono inoltre accolte periodicamente donne vittime di tratta e sfruttamento.
Le detenute imparano a cucire, costruendosi una nuova identità e tentando di recuperare una dignità lavorativa.

"Voglio dimostrare – ha dichiarato Luciana Delle Donne qualche tempo fa al quotidiano La Repubblica -  che fare del bene fa bene: se lavoriamo per un benessere comune è molto più facile essere felici. Il sorriso sano delle persone che ricevono un aiuto, un indirizzo, uno stimolo ripaga di tutti i sacrifici".

Luciana delle Donne è una ex manager di una multinazionale. Nel 2004 ha deciso di lasciare Milano, la città in cui lavorava, per tornare nella sua Lecce. Qui ha voluto mettere la sua ventennale esperienza nel campo dell’economia e della finanza al servizio delle donne detenute.
Queste ultime sono regolarmente assunte per un impiego part-time di sei ore e hanno una busta paga di settecentocinquanta euro, soldi che garantiscono loro un’indipendenza economica e gli permettono di aiutare le famiglie oltre le mura carcerarie.

Made in Carcere rappresenta una bella realtà italiana con un nobile scopo: donare nuova vita ai tessuti, ma soprattutto alle donne che hanno commesso uno sbaglio e stanno scontando una pena, in attesa di riprendersi il proprio posto nella società.

Per saperne di più sulla storia di Made in Carcere e visionare i manufatti prodotti dalle detenute è possibile consultare i siti https://www.madeincarcere.it/it/   https://www.storemadeincarcere.it/.



Spero che abbiate trovato d'interesse l'articolo!

Al prossimo post

Antonella